La provincia di Crotone è stata interessata, a fasi alterne, dall’epoca romana fino agli anni ’70 del secolo scorso, dalla coltivazione intensa di giacimenti di zolfo. Queste mineralizzazioni, tutte rinvenibili in rocce sedimentarie appartenenti alla Formazione Gessoso-solfifera di età mio-pliocenica, sono situate in un’ampia fascia di territorio posta a nord di Crotone, tra Strongoli e il massiccio della Sila. I comuni interessati sono: Melissa, Pallagorio, S. Nicola dell’Alto, Zinga, Casabona, Belvedere di Spinello, Petilia Policastro, Cotronei, Caccuri, Cerenzia, Castelsilano e Verzino. La miniera più importante è stata quella del Comero vicino Strongoli. Associati allo zolfo o comunque nell’ambito geologico della medesima formazione, si osservano anche: calcite, gesso, celestina, quarzo, epsomite. Il salgemma è altresì abbondante nei pressi di Zinga e nel territorio comunale di Belvedere Spinello dove veniva coltivato già in epoca normanna. A Belvedere Spinello, l’attività estrattiva è durata fino al 2009. Pochi anni prima si era verificato un incidente con il versamento di quasi un milione di metri cubi di salamoia che hanno invaso 120 h di terreni agricoli.
Un’altra area del crotonese interessata da sfruttamento minerario ricade in prossimità del comune di Cerenzia e in particolare lungo il corso del fiume Lese e dei suoi affluenti. I territori comunali interessati dalle mineralizzazioni, oltre a Cerenzia, sono quelli di Savelli, Verzino, Caccuri Castelsilano e di striscio anche San Giovanni in Fiore. Negli anni ’60 è stata attiva un’impresa mineraria intestata alla catanzarese Serafina Ciambrone che ha cavato fluorite, pirite, calcopirite e galena. Lo sfruttamento di questi solfuri molto probabilmente avveniva già in epoca greco-romana. Segnalazioni di mineralizzazioni a solfuri sono state fatte anche per il territorio del comune di Savelli. Nell’antichità, sulla Setta Toppale, non distante da Savelli è stata attiva una miniera di ferro.